Cous cous: l’unione di granelli di semola simbolo di pace
Considerato piatto della pace tra i popoli del Mediterraneo, il “cous cous” verso la fine dell’Ottocento divenne argomento di narrazione letteraria nei resoconti dei viaggi fatti nell’Africa settentrionale, citato dallo stesso Edmondo de Amicis in un suo scritto, come il piatto di principi e di popolo. Questa pietanza venne diffusa nel mediterraneo in primis dagli arabi, poi tra la il ‘600 e la fine del ‘700 contribuirono alla sua diffusione anche i pescatori di corallo di origini genovesi, che risiedevano nell’isola di Tabarca (davanti a Tunisi), facendolo “viaggiare” in Italia, Spagna, e Francia.
Alimento tipico del Nordafrica, si ricava dalla semola di grano duro macinato in modo grossolano, che viene bagnata d’acqua e lavorata fino a ricavarne minuscole palline che sono più volte paasate al vapore e successivamente insaporite con il brodo.
Viene preparato in una speciale pentola di terracotta composta da due parti, dette cuscussiera, dove nella parte inferiore cuociono le verdure e/o i pezzi di carne e nella parte superiore (bucherellata) bolle la semola, il che consente di conservare la giusta consistenza ed evitare la formazione di grumi.
Per secoli il cuscus è stato un alimento povero consumato dai nomadi, le cui donne solevano radunarsi in gruppo per prepararlo; è ad oggi protagonista di numerosi piatti estivi e si presta a una serie di interpretazioni
Il consumo e la preparazione del couscous nel mondo islamico è un “rito” religioso, infatti il Corano dispone che venga mangiato con le sole tre dita della mano destra, per distinguersi dal diavolo che lo mangia con una, dal Profeta che lo mangia con due e dall’ingordo con cinque.
F. T.
https://www.taccuinistorici.it/ita/news/medioevale/pasta-cereali/cuscus-piatto-multisociale.html