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Gli spaghetti, uno spaccato della nostra storia

Riprendiamo a parlare della storia dei vari tipi di pasta. Stavolta in cattedra salgono gli spaghetti, sicuramente uno dei prodotti più caratteristici del Made in Italy gastronomico nel mondo.
Se la prima attestazione legata alla pasta essiccata in Italia risale al dodicesimo secolo, nel libro Al-Idrisi, che parla di Trabia, un paese lontano da Palermo circa 30 chilometri, e a Napoli, agli inizi del 1800, che si registra il primo esempio di meccanizzazione nella produzione delle paste alimentari.
Se in origine gli spaghetti, come del resto le altre paste asciutte, venivano condite quasi esclusivamente con olio d’oliva, formaggio e pepe, l’introduzione del pomodoro risale al periodo compreso tra il Seicento e il Settecento, tanto che un primo piatto di spaghetti al pomodoro “compare” in un presepe napoletano conservato nella Reggia di Caserta.
Se lo spessore indicato dal numero presente sulle singole confezioni può leggermente cambiare a seconda del produttore, anche l’aspetto può assumere caratteristiche diverse a seconda della trafilatura utilizzata, presentando superficie liscia oppure rugosa (quest’ultima ottenuta grazie alle trafile in bronzo).
Tante le ricette in Italia che vedono protagonisti gli spaghetti: dal “classico” pomodoro, formaggio e basilico alla sempre apprezzata versione aglio e olio, per passare alla carbonara e alla carrettiera, dagli spaghetti alla chitarra a quelli alla puttanesca, alle regionali bolognese e siracusana, e ancora alle vongole o allo scoglio.
Gli spaghetti, come dicevano in precedenza, fanno parte della nostra società e tanti sono gli esempi che ritroviamo anche nell’arte e in particolare nella cinematografia: memorabile la scena di Miseria e nobiltà di Edoardo Scarpetta, resa celebra in pellicola con l’interpretazione del gran Totò (Antonio De Curtis), che arriva a mettere gli spaghetti perfino nelle tasche della giacca durante un luculliano banchetto consumato nella sua umile casa. Altri spaghetti “famosi” sono quelli addentati da Alberto Sordi nel film Un americano a Roma. Di fronte ad un abbondante piatto di pasta ben condito, Sordi rinuncia “momentaneamente” alla sua “alimentazione stile Usa” per passare agli spaghetti pronunciando la nota frase: “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone. Io me te magno!”.




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