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Il mio cibo è il tuo cibo

Il mio cibo è il tuo cibo

 

“Sono un foodie. Sono vegano. Odio la cucina coreana. Adoro la cucina thailandese. Non mi piace il pesce. Non sono disposto a mangiare insetti”. Sono molti gli elementi che ci consentono di mettere in evidenza le differenze tra noi e gli altri a partire dal cibo. Differenze che rappresentano un valore immenso e da cui derivano identità, personalità, creatività, sopravvivenza, amore, conflitto, compromesso. Eppure è proprio a tavola che scopriamo quanto in realtà la nostra cultura gastronomica sia ricca di connessioni, che partono da un concetto scientificamente e storicamente corretto: la cucina non può esistere senza il movimento libero e giusto di materie prime, idee e persone. Il gusto è un innegabile beneficio dell’immigrazione. È questo il concetto alla base de “Il mio cibo è il tuo cibo. Come la cucina ci unisce superando i confini”, una raccolta di testimonianze che Slow Food Editore pubblica in Italia nella collana Terramadre e disponibile in libreria e on line su www.slowfoodeditore.it. A cura di Chris Ying, uno degli editor enogastronomici più illuminati, e René Redzepi, il cuoco che ha fatto una vera rivoluzione partendo dal suo ristorante a Copenaghen, il volume è il frutto del primo dei MAD Dispatches, il simposio che a partire dal 2011 ha riunito nella capitale danese persone che coltivano cibo, cucinano cibo, studiano cibo, scrivono di cibo, con l’obiettivo di ascoltarsi e imparare gli uni dagli altri.

L’auspicio dei curatori e della casa editrice è che dopo aver letto le 19 testimonianze di chef, biologi, reporter, critici e attivisti, capiremo come diversità e uguaglianza siano solo apparentemente due concetti in antitesi e scopriremo quanto il cibo ci leghi l’uno con l’altro. “Il mio cibo è il tuo cibo” ci invita ad avviare un dialogo tra culture diverse, a partire dalle cose buone che ci uniscono. Cominciamo a farlo, ogni volta che mangiamo un pane piatto ripieno, beviamo un caffè, andiamo in un ristorante “etnico”, scopriamo qualcosa che non avevamo mai assaggiato prima e neanche pensavamo si potesse mangiare, ma che si rivela piacevolmente edibile grazie a un viaggio esotico o a un amico proveniente da un altro continente. Una lettura piacevole e illuminante, firmata da due personaggi che, a partire da un lavoro di raccolta e confronto, sono riusciti a incarnare al meglio uno dei valori cardine condivisi dalla rete internazionale di Slow Food: la biodiversità come il più grande elemento creativo che abbiamo a disposizione, sia essa biologica o culturale; quella diversità senza la quale sarebbe impossibile parlare di identità, dialogo, condivisione, integrazione, accoglienza.




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