II pomodoro (Lycopersicon esculentum, della famiglia delle Solanaceae) è una pianta erbacea, la cui provenienza originaria è legata alla zona del centro-Sud America e alla parte meridionale del Nord America. Fu introdotta in Europa per mano dei conquistatori spagnoli, in primis da Herman Cortes, che nel 1540, rientrando in patria, ne portò alcuni esemplari come pianta ornamentale.
Ritenuta in un primo tempo una pianta velenosa, visto il suo alto contenuto di solanina, ha pian piano trovato il suo giusto spazio in cucina; i suoi frutti vennero riconosciuti adatti al consumo alimentare, passando così dal ruolo di pianta da decoro a quello di ortaggio.
Fu così che la coltivazione del pomodoro si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, trovando il clima adatto per il suo sviluppo, soprattutto in Italia e in particolare nelle aree sud del paese, dalla Sicilia alla Campania, dove questa pianta è arrivata nel 1596.
In Campania, in particolare nella zona dell’Agro Nocerino-Sarnese tra Napoli e Salerno ha trovato condizioni climatiche particolarmente favorevoli, tanto da essere riconosciuta come la patria adottiva del pomodoro. Regione che costituisce un importante serbatoio di produzioni locali autoctone di pregio formatesi negli anni per ibridazioni spontanee e/o mutazioni e successive selezioni operate dagli stessi agricoltori. Infatti, in un’area molto ristretta si possono identificare parecchie colture, frutto delle interazioni, spontanee o mediate e tra queste rientra il pomodorino di Corbara o Corbarino coltivato nell’omonimo comune.
Corbara, la cittadina campana in provincia di Salerno, ha un microclima straordinario, si trova tra cielo e mare, da un lato rivolge lo sguardo verso l’agro nocerino-sarnese e dall’altro verso il sole della costiera amalfitana. Un luogo che per questa sua unicità climatica, riesce a conferire al pomodoro Corbarino, quel suo particolare sapore agro-dolce, rendendolo distinguibile tra le altre specie di pomodoro.
Un prodotto che stava rischiando di scomparire e che grazie alla forza e alla sinergia di alcuni contadini di Corbara e imprenditori illuminati è stato recuperato.
Questo pomodorino è particolarmente ricco, oltre che di vitamine e sali minerali, anche di salutari sostanze antiossidanti, come dimostrato anche da uno studio coordinato dal professore Antonio Giordano. Il “Pomodorino Corbarino” è quindi una pianta erbacea, il suo fusto è eretto nella fase giovanile e poi decombente e può raggiungere l’altezza di oltre due metri; in condizioni ottimali la raccolta si può protrarre fino a tutto il mese di ottobre, così come raccontato da alcuni anziani del paese, che ricordano di come in passato i pomodorini coltivati nei vigneti, erano presenti fino al periodo natalizio.
Dal colore rosso intenso, con una caratteristica forma allungata, questo pomodoro rappresenta una delle
più significative testimonianze della tradizione rurale locale; è particolarmente ricco, oltre che di vitamine e sali minerali, anche di antiossidanti.
Alla tipologia “Corbarino” sono assimilati diversi biotipi, selezionati nel corso degli anni dagli stessi agricoltori ma che quasi certamente derivano tutti da vecchie varietà da conserva coltivate in zona fin dalla prima metà del novecento. Secondo le fonti scientifiche, negli anni dal 1954 al 1958, furono raccolti parecchi campioni dalla zona con denominazioni diverse a seconda dell’area geografica di provenienza, tutti con fenotipi simili ma geneticamente identici. Successivamente, nel 1961, nell’ambito del “Primo Convegno Nazionale sul Pomodoro”, il professore De Cillis descriveva i vari biotipi di pomodori coltivati all’epoca e classificati oggi sotto il nome di “Ecotipo Corbarino”.
I frutti prodotti possono essere utilizzati sia per il consumo fresco da tavola, sia per la trasformazione, ma anche per la lunga conservazione, attraverso l’antica tecnica del grappolo, tecnica che interessa le ultime raccolte. I frutti vengono infatti raccolti a grappolo e sistemati lungo cordicelle, tali da formare i cosiddetti “spunzilli”, ossia dei grappoli del peso di 2-3 kg ognuno, che vengono appesi e conservati in locali areati dove completano la maturazione, conservandosi per tutto l’inverno.
Un rapido cenno merita la tipologia di terreni su cui questo pomodoro è lavorato, la cui coltivazione è generalmente contraddistinta dalla caratteristica sistemazione a terrazzamento, con terreni preferibilmente molto profondi, costituiti fondamentalmente da materiali piroclastici di origine vulcanica riferibili al complesso Somma-Vesuvio, che rappresentano un’importante risorsa naturale, garantendo un substrato ideale per lo sviluppo della vegetazione.
La produzione annua di questi frutti è di circa 100/350 quintali ad ettaro, con le variazioni annuali derivanti dallo specifico andamento climatico.
Questo speciale pomodorino, è parte integrante della gastronomia locale e caratterizza le più svariate preparazioni, dando la possibilità di essere declinato dall’antipasto al dolce. Un prodotto davvero unico che va quindi conosciuto e tutelato, dandogli il giusto valore come eccellenza del territorio campano.
Fosca Tortorelli
Bibliografia/Sitografia
• Casieri A., de Gennaro B., Nardone G. (2000) – Il cambiamento tecnologico nei sistemi agricoli locali: il caso del pomodoro da industria, XXXVII Convegno SIDEA, dattiloscritto.
• Giordano I., Pentangelo A., Villari G., Fasanaro G., Castaldo D. (2000) – Caratteristiche bio-agronomiche e idoneità alla trasformazione di pomodorino dell’ecotipo “Corbarino”, in Industrie conserve, n 75, pp. 317-329.
• Il pomodoro da industria Monografia prodotta nell’ambito del progetto PROM -Progetto di Ricerca per potenziare la competitività di Orticole in aree Meridionali Delibere CIPE 17/2003 e 83/2003 (a cura di Italo Giordano e Mario Parisi), 2007-2008
• Enrico Selva – AGREA, Scheda botanico-agronomica Pomodoro
• https://informareonline.com/pomodoro-antitumorali/
• http://sito.entecra.it/portale/public/documenti/costiera_amalfitana.pdf
• http://www.cielomareterra.org/node/95
• http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/pomodorinocorbarino.htm