E’ sempre più usuale, oggi, sentir parlare di Veganismo, una vera e propria filosofia di vita che riprende i principi dell’alimentazione vegetariana e li estende a tutti i prodotti di derivazione animale. Mentre i Vegetariani escludono dal proprio menù carne e pesce, i Vegan non consumano neanche latte, uova, miele e tutti i cibi che contengono questi ingredienti. Solo in Italia si contano circa 7 milioni di persone che hanno già rielaborato in questa chiave la propria dieta e l’attuale cifra, in costante aumento soprattutto nel mondo occidentale, è rappresentata in larga parte da donne, giovanissimi tra i 18 e i 24 anni e dagli over 65.
Ponendo le sue basi su principi etici, di salvaguardia della salute umana ed ambientale piuttosto che di rifiuto nei confronti della produzione massificata degli alimenti, la cultura Vegan va a creare un sistema di consumo molto diverso dal convenzionale: sostituendo i prodotti animali con quelli di origine vegetale, infatti, cambiano sia il modo che e i luoghi in cui fare la spesa: si preferiscono ristoranti e gastronomie in grado di proporre cibi adatti senza limitarne la varietà e il gusto e….cambia positivamente il modo di stare in cucina e a tavola.
Solo pochi anni fa era raro incontrare un Vegan e ancora più complicato era comprendere i motivi della sua scelta, spesso etichettata come vezzo, come estremismo irrazionale, come espressione religiosa innaturale. Ma il rapido aumento delle informazioni in merito e la velocità con cui queste possono essere divulgate, ha fatto si che molte più persone potessero acquisire consapevolezza e, in buona parte dei casi, incamminarsi in questo percorso.
Diventa via via più facile, infatti, trovare in commercio alimenti Vegan che, per le proprietà nutrizionali che posseggono, possono rimpiazzare totalmente i cibi di derivazione animale e, in più, sono privi di quelle sostanze care al palato ma molto dannose per l’organismo (grassi insaturi, cibi acidi, sostanze chimiche per il trattamento e la conservazione degli alimenti). Si va dagli affettati a base di cereali e legumi ai formaggi vegetali, dai biscotti senza burro alle cotolette di muscolo di grano, senza mai rinunciare al gusto e abbassando generalmente l’apporto calorico. Anche sfogliando i menù dei ristoranti non è più così difficoltoso trovare una sezione dedicata a Vegetariani e Vegan e molti marchi dell’industria alimentare hanno rivisitato ricette e packaging, tentando così di recuperare la grossa fetta di acquirenti che rinuncia ai prodotti animali e non etici.
Un importante contributo nella diffusione della cultura Vegan giunge sicuramente dal campo medico-scientifico che, in una società sempre più a rischio sanitario per via di un’alimentazione scorretta, non può che raccomandare un incremento di consumo variegato di frutta, verdura e cereali e disincentivare una dieta troppo ricca di grassi animali, prodotti eccessivamente raffinati e una scelta ridotta degli ingredienti da mettere in tavola.
Altro importantissimo fondamento, di natura etica e morale, è la presa di coscienza di ciò che sono oggi i sistemi di allevamento, di macellazione e quindi le condizioni crudeli e orribili in cui gli animali, esseri senzienti, sono costretti a vivere e morire. Tutto ciò non è assolutamente necessario alla vita umana, difatti solo in pochissimi, una volta conosciuto cosa realmente avviene all’interno di un allevamento (soprattutto di tipo intensivo) e dopo aver assistito all’uccisione di un animale, continuano a mangiarne le carni. Gli animali non sono numeri di serie, prodotti né tantomeno oggetti e non è un caso se, in maniera complementare alla cultura Vegan, si afferma e diffonde sempre più la cultura animalista.
Terzo -ma non ultimo- motivo basilare della scelta Veg riguarda il sistema socio-economico-ambientale in cui viviamo oggigiorno: il massiccio dosaggio di farmaci, l’enorme quantità di scarti di lavorazione e le ingenti risorse naturali che si impiegano nella catena industriale alimentare sono estremamente lucrose per i colossi dell’agro-alimentare, ma altresì gravemente dannosi per il sistema ambientale e la redistribuzione equa del cibo.
La necessità di reinventare e rielaborare le pietanze ha portato inoltre alla riscoperta( delle preparazioni) delle cucine tradizionali dei territori, legate all’uso dei prodotti che la terra era in grado di fornire in grande quantità e varietà, e ha generato così il recupero delle identità culturali che i processi commerciali globalizzati hanno quasi del tutto oscurato