Al mese di Gennaio del calendario Leonessa 2019, lo Chef Vincenzo Esposito, del ristorante Li Galli dell’hotel Villa Franca a Positano, prepara le Linguine con cavolfiore, gamberi crudi e lime, su fuso di provolone del Monaco.
Ingredienti: 240g Linguine Leonessa, 200g di Provolone del Monaco, n°2 Gamberi Rossi sgusciati, 160g Cavolfiore sbiancato, 100g Cavolfiore grattugiato, 1 Lime, 200ml Panna da cucina, 200ml Latte, 50g Pomodori secchi, Olio Extravergine d’Oliva, Aglio, Peperoncino ed Erbette spontanee q.b.
Preparo il Fuso di Provolone del Monaco mettendo il provolone, la panna e il latte in un robot da cucina ed imposto a 80°C per 20 minuti, in alternativa ripongo tutti gli ingredienti a bagnomaria fino a farli sciogliere. Poi faccio cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Da parte, in una padella capiente, faccio rosolare l’aglio ed il peperoncino nell’olio, poi aggiungo i pomodori secchi tagliati sottili, il cavolfiore fatto a ciuffi e scottato nell’acqua della pasta, ed infine un mestolo di acqua di cottura e lascio cuocere. Scolo la pasta e la manteco per qualche minuto. A fuoco spento aggiungo i gamberi tagliati a pezzetti ed il lime grattugiato. Servo in un piatto fondo con il fuso di provolone a specchio le linguine ben mantecate, la testa di gambero fritta e il cavolfiore grattugiato a crudo. Decoro con erbette spontanee.
Abbinamento vino di Emanuele Izzo, delegato Ais Penisola Sorrentina.
Vino Rosso: Per’e Palumbo Campi Flegrei
Inizia il nuovo anno, Gennaio è il mese dei buoni propositi: mangiare sano e bere campano. Sarà così per tutte le bellissime ricette del calendario Leonessa 2019 iniziando con un Piedirosso, ormai divenuto uno dei vitigni più interessanti della nostra regione, che si è adattato alla grande nei suoli sabbiosi e vulcanici dei Campi Flegrei, appena fuori la città di Napoli. È un vino che racconta il territorio dal quale proviene: colore rosso rubino, profumo elegante e finemente discreto, gusto vibrante e minerale: provate ad abbinarlo al piatto con un piccolo sorso iniziale, vi verrà la curiosità di continuare a berlo e capirete perché il Per’e Palumbo (così lo chiamano da quelle parti) è ormai diventato un “grande” della viticoltura campana.