“Dimenticare le proprie origini è un peccato mortale”, giura Gennaro Esposito. Uno consapevole che chi legge sempre cose diverse, si condanna a leggere sempre la stessa storia, per dirla con Roland Barthes. E di storie ce ne sono in un riccio di mare e in una ricotta di fuscella, nella foglia di una zucchina come in un pesce di scoglio. Lui ha imparato a decifrarle da Gianfranco Vissani, grazie al quale ha messo a fuoco le rêveries di studente all’alberghiero e piccolo commis di trattorie sulla Costiera, con la montagna di prezzemolo da tritare. Era il 1991; dieci anni dopo è Alain Ducasse al Louis XV e al Plaza Athénée, due scuole dirigore, nonché prima stella, seguita dalla seconda nel 2008.
Ma Gennaro Esposito non si è asserragliato nella sua Torre del Saracino, indirizzo cult del bacino mediterraneo. Dal 2003 per le strade del paese organizza Festa a Vico, evento di beneficenza che stringe le maglie della solidarietà fra centinaia di cuochi; firma le conserve di pomodoro “Gennaro Esposito chef” e alcuni oggetti di design; rispettivamente dal 2015 e dal 2019 conduce IT a Ibiza e aMilano. “Ma è in apertura il nuovo IT a Londra: sono molto curioso di conoscere questa piazza difficilissima, che rappresenta una sfida. La formula è quella di una cucina italiana con piatti classici e contemporanei, di qualità ma allegri, un bar importante, uno spazio per il cibo sciolto e un altro ambiente più elegante, ma non troppo. Alcune corse sono comuni, ma stiamo già studiando i prodotti del territorio, dove abbiamo trovato sogliole, capesante eostriche straordinarie. Riguardo a Med Cooking, ritengo che tutte le iniziative volte a valorizzare la cultura del Mediterraneo siano da appoggiare e da sostenere. Perché è un racconto straordinario, una cucina di grandi contaminazioni e influenze ricca di sorprese, molto diffusa ma non abbastanza considerata. C’è ancora tanto da scoprire. Al di là delle mode, è sempre il momento del Mediterraneo”.
Alessandra Meldolesi