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L’ULTIMO SCUGNIZZO DI VIVIANI E IL CIBO AL RITMO DI RUMBA

Rappresentata da Raffaele Viviani per la prima volta il 16 dicembre  del 1932 al teatro Piccinni di Bari, la commedia “L’ultimo scugnizzo” evidenzia due temi vivianei molto ricorrenti come la miseria e l’emarginazione. Confermandosi tra i testi più famosi del teatro di Viviani, il lavoro tocca la maggiore intensità nel canto della “Rumba”, in quel suo tagliente e surreale ritmo che, nel creare delle impareggiabili suggestioni, riproduce le voci di un variegato mercato napoletano. Ovvero, di un universo ricco di patimenti e colori, dove, tra  schiamazzi e venditori ambulanti, ad elevarsi è anche il cibo di una Napoli che cerca di scrollarsi dalle spalle il suo atavico disagio sociale. Ed ecco allora che a farsi avanti nel lungo elenco tradotto in italiano, sono: i belli gamberi, le scarole ricce per l’insalata, i finocchi, lo spassatiempo (ceci e semi di zucca) e ancora,  l’aglio, i peperoni, le olive, il cocco, le castagne lesse, i meloni rossi pieni di “fuoco”, una buona colazione, le cotogne, i gelati, la pizza con le alici, la testa del polpo,  le noccioline americane e il grano per la pastiera.

Giuseppe Giorgio




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