Dalla tazzina al mattino fino al drink per la sera, a Torre del Greco c’è un locale dove è possibile trascorrere tutta la giornata senza annoiarsi mai. Lo dirige dal 2004 Vincenzo di Prisco, classe 1972, in quella che un tempo era una scuola e oggi è diventato un hub del gusto. Si chiama Palazzo Vialdo, dall’acronimo del suo nome e di quello dei fratelli Alessandro e Domenico. Abbraccia caffè, pasticceria, gastronomia, bistrot, pizzeria gourmet con sfizi fritti, angolo panini con un rinomato club sandwich e pub…
Vincenzo, che nasce imprenditore, dirige la gestione della cucina, mentre i fratelli collaborano all’amministrazione. “La mia volontà è quella di comporre una proposta del territorio. Insieme alla brigata decido i piatti da impostare per ogni menu stagionale. Non essendo nato ristoratore, ho voluto portare qualcosa di esclusivo che qui mancava e che viaggiando avevo scoperta altrove. Amo la ricerca di prodotti particolari: in carta ce ne sono sempre una dozzina scelti fra i presidi Slow Food, della cui Alleanza facciamo parte. Sono piccole nicchie che ci differenziano dalla ristorazione di massa. Anche quando viaggiamo, riportiamo a casa quello che abbiamo scoperto. Con me collaborano in pizzeria Salvatore Balzano e Girolamo Granata, in cucina gli chef Antonio Perna e Giuseppe Squillante, il maître Giovanni Petrone coadiuvato in sala da tanti ragazzi”.
Dopo la chiusura e una parentesi dedicata all’asporto, le attività sono ripartite i primi di maggio con le pizze e le fritture, dalla montanarina al baccalà in tempura, che sono rimaste al palazzo, facendo respirare i tavoli. La pizza, definita gourmet e non napoletana, vuole creare un’alternativa alla classica napoletana. “In tempi non sospetti abbiamo messo la cucina sulla pizza, quindi concassé ed emulsioni particolari. Siamo stati criticati da tanti, invece a distanza di anni abbiamo avuto ragione”. Per farsi un’idea basta citare la Norma e la Nerano, con fior di latte, emulsione di zucchine, fette di Provolone del Monaco, pomodori a spaccatelle ed extravergine DOP.
Per acquistare spazio a fini di distanziamento è stata invece acquisita una struttura sul mare, fuori dal palazzo: la location, originariamente una postazione ricettiva per la balneazione dalla vista mozzafiato, resterà probabilmente attiva tutto l’anno e ospiterà dopo una fase di lavori anche un beach club. Vi ha già traslocato il bistrot, ribattezzato Bistrot Ammare. La sua proposta non è cambiata: risaltano innanzitutto i crudi di mare, sia in estate che in inverno, con una proposta di contorni stagionali, al momento zucchine a scapece e melanzane al funghetto. Poi ci sono inserimenti mensili di specialità stagionali, come il risotto con crema di zucchine, fiori di zucca e crostacei. E un grill con selezione di carni da tutta Europa maturate nei frigoriferi della casa.
“La ripresa è lenta, l’affluenza è calata a causa del distanziamento”, lamenta Vincenzo. “Bisogna avere ancora un po’ di pazienza. Avevamo un bel passaggio di stranieri, grazie a Pompei e al percorso vesuviano. Adesso la clientela è prevalentemente locale, con tanti turisti dal resto d’Italia”. Vico è infatti al centro di un crocevia di attrazioni: oltre ai siti archeologici maggiori, ce ne sono tanti più piccoli e meno conosciuti, che custodiscono meraviglie. Per esempio gli scavi di Oplontis con la Villa di Poppea. Si può partire in scarpe da trekking per inerpicarsi sul Vesuvio, fin sulla bocca del vulcano, o in infradito per le spiagge della Costiera.