Esuberante senza ingenuità, colorata come il folklore, senza andare a scapito del rigore e del gusto. La cucina di Pietro D’Agostino è malata di libertà, come l’altra capinera di Giuseppe Verga, che non poteva vivere dentro una gabbia. Per questo, quando il rinascimento isolano era ancora agli albori, è stato fra i primi a migrare lontano: sulle navi da crociera, per cinque stelle inglesi e svizzere come per grandi ristoranti, dal Louis XV di Alain Ducasse alla Terrazza dell’Eden di Enrico Derflingher. Esperienze che hanno forgiato la sua tecnica, senza scaldare il suo cuore. “A un certo punto ho sentito l’esigenza di dimenticare la mia formazione classica, per ritrovare sensazioni più mediterranee, legate alla stagionalità”. Nel 2003, di ritorno a Taormina, è già Capinera insieme alle sorelle Cinzia e Giorgia, in cantina e in sala. Con un concetto chiaro: 100% materie siciliane, stagionali e sostenibili, grazie a una rete sempre più fitta di artigiani, il pastore di capre girgentane come i pescatori sporchi di sabbia con le cassette del giorno.
La stella arriva presto, ma D’Agostino non si ferma: al più informale Kistè, in greco cisterna, in dialetto “questo è”, sempre a Taormina, serve dal 2017 una cucina siciliana più immediata, easy gourmet, ma sempre volubilmente di mercato. Poi ci sono i prodotti (passata di pomodoro siccagno, olio di nocellara etnea, miele bio, vini da uve zibibbo e grillo) e la scuola di cucina Pietro D’Agostino Cooking Lab, dove vengono testati i piatti. Ambasciatore del made in Sicily nel mondo, officerà prossimamente presso la legazione thailandese, mentre a Bangalore, in India, sta realizzando una scuola di cucina. “Seguo Luisa Del Sorbo e il Med Cooking da sempre e quest’anno si è finalmente tenuta una tappa a Taormina: abbiamo riunito produttori, gente di mare e di campagna. L’occasione giusta per parlare di rispetto verso il mare e sostenibilità”.
Alessandra Meldolesi