Parlare di pizza a Napoli è un fatto naturale. Ancor più del caffè, la storica specialità sembra essere presente nel dna di ogni napoletano. A Napoli, non si può parlare di pizza senza ricordare quei personaggi che nel tempo si sono sentimentalmente legati ad essa, studiandola, descrivendola, cantandola e aumentandone la fama nel mondo. Tra questi, il più simpatico e celebre di tutti rimane Aurelio Fierro che, più di tanti altri illustri predecessori, si è legato alla pizza portandola in trionfo con una canzone, “Ma tu vulive ‘a pizza”, cantata al 14° festival della canzone napoletana insieme a un milanese chiamato Gaber. Al proposito, è bello citare il ricordo di Alberto Testa, uno degli autori del brano che lui stesso definì “di grande e continuo successo nato quasi per scommessa”. «Il M° Bruno Martelli della casa discografica RI-FI – raccontava Testa- un giorno mi chiese uno spunto di canzone per il Festival di Napoli. Gli dissi che secondo me non sono le parole napoletane a fare la canzone napoletana, ma lo spirito napoletano, il sentire napoletano perciò io – che napoletano non ero – non potevo essere l’autore adatto. Andando a casa, però, mi venne in mente che nessuno aveva mai fatto una canzone sulla pizza. Pensai che forse per gli autori napoletani sarebbe stato troppo banale dedicare una canzone ad un soggetto tanto casereccio. Ma io, per esperienza personale, sapevo che la pizza non era affatto un argomento ristretto alla città di Napoli; apparteneva all’Italia intera, all’America, al mondo…e così ci provai. Mi inventai un ritornellino (non proprio originalissimo per essere sincero) e scrissi… “Tu vulive ‘a pizza / ‘a pizza / ‘a pizza c’’a pummarola ‘ncoppa/ c’’a pummarola ‘ncoppa…” Ero entusiasta ma con le parole avevo finito lì perché in pratica non ne sapevo altre. Misi insieme il tema musicale della strofa e il giorno dopo andai da Bruno Martelli. Gli piacque, mi sistemò un po’ la musica, dopodichè telefonai all’amico Nisa, il celebre autore di Carosone, pensando che si sarebbe divertito all’idea della canzone sulla “pizza” e che avrebbe accettato una collaborazione. Le mie parole e la musica lo convinsero e vennero fuori quei piccoli capolavori che sono le tre strofe: “…volevo offrirti comprandolo anche a rate / ‘nu brillante ‘e quinnece carate” e poi “…Io te purtaje addo’ ce stanno ‘e meglio ristorante / addo’ se mangia mentre ‘o mare canta…” e infine dopo il matrimonio “…All’improvviso tra evviva e battimane / arrivaie ‘na torta ‘e cinche piane!” il tutto inframmezzato dal mio “Ma tu vulive ‘a pizza…”. Dopo pochi giorni saltò fuori la sorpresa: la RI-FI aveva combinato con gli organizzatori del Festival di Napoli l’imprevedibile accoppiata Aurelio Fierro- Giorgio Gaber! La canzone si piazzò al secondo posto… e io mi sentivo onorato. La mia canzone non avrebbe potuto pretendere di più dato che oltre a due splendidi napoletani come Aurelio Fierro e Nisa, era stata presentata anche da un istriano (Gaber), rifinita da un genovese (Martelli) e ideata da me che ero un milanese nato in Brasile da padre bergamasco».
Giuseppe Giorgio