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Lo Sfumante, bollicine del Vesuvio

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IMG_4174Il metodo classico applicato al sapore contadino: questa è la sintesi per descrivere lo Sfumante, vino spumante brut prodotto da Contea di Sylva Mala da una accurata selezione di uve “Caprettone” del Vesuvio. Lo Sfumante nasce da un’intuizione di Giuseppe Acciaio della Gma Specialità di Pompei, che dalla tradizione contadina vesuviana è riuscito, insieme all’azienda Contea di Sylva Mala, a trasformare quel ricordo (quasi perduto) in un vino.

“Il progetto dello Sfumante – spiega Euclide Servodidio di Contea di Sylva Mala – nasce proprio l’idea e i ricordi dei vini antichi del Vesuvio. Solo i contadini avevano questo vino, in pratica un lambiccato. E noi lo abbiamo rivisitato in chiave moderna, con una selezione di uve Caprettone all’interno della nostra vigna, applicando poi un metodo classico, facendo fermentare il vino per minimo 9 mesi su dei lieviti selezionati e lavorando tutto in modo molto artigianale. Ecco, ed è proprio qui il segreto dello Sfumante: l’artigianalità, dal raccolto alla bottiglia, in modo da racchiudere tutto il sapore di contadino, di Vesuvio e di lava”.

Com’è tornato il ricordo? “Viene tutto dai contadini e dal Vesuvio – afferma Giuseppe Acciaio della Gma – e all’improvviso mi sono ricordato di questa cosa bellissima. Ho scavato nella memoria e ho ricordato come loro producevano questo vino, tra l’altro in maniera abbastanza rudimentale, che poi diventava torbido e prima dell’estate era praticamente già aceto. Ma per i contadini era una reliquia. Quando arrivava in casa una persona importante, come il medico,veniva omaggiato di una bottiglia di Sfumante, custodito gelosamente in cantina”. Il sapore e l’aroma di quel tempo viene riscoperto proprio grazie alla collaborazione tra Gma e l’azienda vinicola Contea di Sylva Mala: “Loro hanno messo gli esperti in vigna – aggiunge Acciaio – per curare al meglio le uve. Il Caprettone, infatti, è sempre stato un vitigno del Vesuvio molto apprezzato, ma che bevevano in pochi a parte i contadini. È bello poterlo apprezzare nuovamente in un vino della tradizione vesuviana”. Poco più di mille bottiglie per un prodotto che è al suo secondo anno di “riscoperta”, per un nome che è tutto un programma: “La denominazione Sfumante è quella originale contadina e sull’etichetta la “S” è diventata il fumo del Vesuvio, proprio per rimarcare la sua provenienza originale. Un ricordo stupendo, fantastico, che – conclude Giuseppe Acciaio – grazie allo Sfumante diventa una cosa meravigliosa”.

Dario Sautto




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