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Marco Cavaliere, da Ciccio Cielo Mare e Terra di Amalfi

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di Alessandra Meldolesi

Cielo, mare e terra: più che un desiderio, un fatto. Accomodati nel dehors, sotto il pergolato per l’aperitivo o negli interni dalle lunghe vetrate, è il paesaggio della Costiera che satura gli occhi con il pantone blu, spezzato dalla linea dell’orizzonte. Eppure questa è nata come un’umile trattoria.
Storia del locale. Nel 1890 lo zio Ciccio, il primo di una lunga serie, veniva registrato nell’atto di morte come bettoliere. Il primo documento ufficiale tuttavia risale al 1911, quando qui aveva sede un punto di ristoro per i carrettieri con l’abbeveratoio per i cavalli. Lungo la trafficata strada fra Sorrento e Maiori, si fermavano a mangiare una caponata di pane duro con quello che c’era, formaggio, pomodori secchi, acciughe, olive sott’olio. Finché nel 1936 una frana non distrusse la zona e lo zio Ciccio (sempre lui, anzi un altro) perse la moglie e i due figli. Si salvò perché era a pesca, ma ricostruì tutto con zia Caterina.
La brigata. Negli anni ’70 è stata la volta di Francesco Cavaliere, detto ancora una volta Ciccio, con il fratello Salvatore, che dagli stage a Roma e a Genova era tornato con lo sbuzzo dell’innovazione. Da qui lo spaghetto al cartoccio, tuttora signature del ristorante, che ha compiuto 50 anni: per guarnizione vongole, capperi, olive, pomodorini, prezzemolo e origano nella carta pergamena. Una quindicina di anni fa, poi, l’arrivo della quarta generazione: Marco Cavaliere, che fin da bambino aveva bazzicato il ristorante, inizialmente affiancato dallo chef Alfonso Porpora, che considera il suo maestro. Poi, uno alla volta, i suoi fratelli: Giuseppe nelle vesti di sommelier, Antonio maître e Stefano, all’accoglienza e alla contabilità.
Tipologia di cucine e nuovo menu. Il dna insomma non è cambiato, neppure nel format: questa è ancora una tavola familiare consacrata alla cucina di territorio, anche se il tiro si è alzato un po’ dai 9 tavolini. E la commistione fra cielo, mare e terra è anche nel piatto. Dove a recitare la parte del leone è il pesce selvaggio scelto da Marco. Mentre dalla terra (propria) arrivano i vegetali dell’orto a chilometro zero situato a Scala, coltivato da papà Ciccio. In base alla loro stagionalità, si imbastisce il menu. Mediterraneo in purezza.
Le ricette sono quelle di sempre: una cucina tradizionale, appena rivisitata. Vedi i cavatelli con frutti di mare, purè di patate al limone, prezzemolo fritto e concassea di pomodorini o la zuppetta di pesce servita sfilettata. Alla riapertura, datata 18 giugno, si è palesata anche qualche novità: per esempio il tonno alalunga scottato con ricotta di bufala, insalatina di germogli dell’orto e riso nero fritto; il risotto con pomodorini gialli dell’orto, scampi crudi al sale affumicato e lattuga di mare croccante; la zuppa di pomodoro fredda con polpettine di patate novelle al basilico e treccia di bufala. In accompagnamento 250 etichette.
Luoghi turistici. Cosa vedere in Costiera? D’obbligo salire a visitare il Duomo e girare per i vicoli scoscesi del centro storico di Amalfi, ma imperdibile anche la Cartiera, che illustra un artigianato anticamente fiorente. Mentre i più sportivi potranno inerpicarsi a Scala e Tramonti, oppure compiere da Agerola il celebre sentiero degli dei, fino a Positano.




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